” Tempo di esami ” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro.
“Gli esami non finiscono mai” diceva il grande Eduardo De Filippo.
Si inizia da neonati, con quello di Apgar. Un bimbo è appena venuto alla luce e già deve superare il test a punteggio stabilito sui parametri vitali.
In origine la parola latina examen indicava l’ago della bilancia. Anche ora il suo significato non è poi così lontano: determina, attraverso domande ed esercizi, il livello di conoscenza in ambito culturale o relativo a competenze specifiche.
Capire fin da subito che si tratta di un processo che continua fino all’ultimo giorno di vita, fa la differenza.
Per assurdo, la professione di genitori non necessita il superamento di alcuna prova, pur essendo un compito assai difficile. È una conquista giornaliera, un mettersi in gioco ogni momento, una fatica anche psicologica.
Fra poco finiranno i corsi scolastici e, da madre presente, subisco lo stress che ne consegue. Pensieri adeguati a ogni età, già a partire dalle elementari fino alla maturità e oltre.
Si invoca la meritocrazia, ma talvolta persino i meglio preparati vanno in crisi. Le valutazioni possono essere un terno al lotto, una scommessa.
Di certo, se si ignora una risposta, non ci si può appellare al diritto di fare scena muta o di parlare solo in presenza dell’avvocato.
Doversi rapportare a dei criteri di giudizio per saggiare il proprio livello di preparazione, rende più consapevoli. Magari fosse così anche per l’esame di coscienza!
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