“Se vuoi amarmi fallo come serve a me” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro
“Se vuoi amarmi fallo come serve a me”
Far confessare a un uomo il suo amore per noi è un’impresa.
Il più delle volte a un nostro “tesoro ti amo” ribadisce con un laconico “anche io”, se addirittura non si squalifica con un agghiacciante “idem”.
Inutile scoraggiarsi o scomodare gli dei dell’Olimpo. Bisogna rassegnarsi: il nostro modo di percepire le cose non combacia con quello maschile.
Magari ci liquida con “amore ti amo tanto” dopo un amplesso gratificante, quindi poco indicativo del suo reale valore, o per emergenza.
So di essere una rompiscatole, ma le parole per me hanno ancora un significato profondo. Detesto vederle profanate senza rispetto. Se non avvalorato dai fatti quel “ti amo tanto” assomiglia assai a “dai, ci si vede per un caffè” buttato lì per svincolarsi da un interlocutore pressante, ma senza indicare né il luogo né l’anno solare.
Uno spreco di amore, profuso a vanvera. Sarebbe più produttivo se ci amassero di meno ma come serve a noi donne. Magari riuscendo a decodificare i nostri desideri ancor prima di sentirli espressi. Invece il più delle volte ci tocca teleguidarli, illudendoli di agire in autonomia.
Ma che vagheggio a fare, alla mia età? Ho smesso di credere alle favole un sacco di tempo fa. O forse, oggi, il principe azzurro è stato spodestato da un’applicazione interattiva polifunzionale.
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