“Quantistica spicciola” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro.
“Abbiamo il cuore a sinistra e non al centro del petto per un motivo: quando abbracciamo chi amiamo, il battito del loro cuore riempie il nostro lato vuoto.”
Tempo fa lessi questa frase, non mi ricordo nemmeno dove e l’annotai, così come la vidi scritta.
Nel corso degli anni me ne sono servita per consolare i miei figli, se venivano da me malconci, provati dalla vita.
Nominiamo spesso il senso di vuoto per descrivere disagi interiori: eppure in natura il vuoto non esiste. Ogni spazio è pieno, persino gli organi interni al nostro corpo, qualsiasi cavità è riempita di liquido o mucosa.
Ci si “strafoga” di continuo, ingordi di una fame mai sazia, in una società consumistica e frenetica.
I vuoti sono solo percezioni illusorie.
Definiamo “vuote”, con accezione negativa, le persone sciocche, insulse, inutili. Nelle filosofie orientali, il vuoto è invece sinonimo di infinita ricchezza di possibilità, di massima libertà. Molti equivocano lo stato di leggerezza mentale e lo paragonano alla demenza dell’idiota.
Ci imbottiamo la testa di input, sollecitati ad agire veloci, per non cedere il passo o venire scavalcati.
Pur essendo una persona attiva ho bisogno dei miei “vuoti”, fugaci soste spazio-temporali in cui lasciarmi andare, per colmarmi di spirito. Mi abbandono attonita senza più certezze, sospesa. Riavvolta su me stessa abbraccio il mio nocciolo, quieta. Alla mia età apprezzo solo i legami sinceri: quelli veri che fanno soffrire, a volte, perché la realtà non sempre è tenera.
Ben venga un vuoto che regali senso al pieno. Perché il cuore non è al centro del petto.
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