” Quanta pazienza! ” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro.

“Ha da passà ‘a nuttata”, citava Eduardo De Filippo. “La goccia scava la pietra”, anticipava
già Lucrezio.

Sarà una coincidenza, ma la mia casa editrice si chiama “Edizioni della Goccia” a indicare quanta pazienza ed energia occorrano per vivere e apprendere.

La parola pazienza dal latino patire esprime l’atteggiamento di chi accetta con serenità intoppi o benefici.

Lo riconosco: anche la pazienza può definirsi una sorta d’azione, ma io ci ho messo un po’ a
capirlo. Non ho mai voluto starmene a indugiare, immobile.

Superata la docilità infantile, si è affermata la mia indole istintiva. La calma remissiva dell’attesa mi irritava, la ritenevo riverbero di una volontà flaccida, senza nerbo. Trovavo scontato il detto: “il mondo non è stato creato in un giorno” con cui sono cresciuta.

Diventata moglie e madre le nuove priorità mi hanno ammorbidita. Ho rivalutato la pazienza secondo prospettive impensate. Non più virtù dell’asino che porta la soma, bensì rifugio sicuro in cui accogliere le avversità, con grazia e umorismo.

Duttile come acacia è la tempra di chi osserva e attende: quel suo bozzolo di gomma la preserva e rimbalza altrove le asperità. Da paladina della banalità vantaggiosa, vorrei ammantare la tolleranza di eroismo, anche se questa visione non è immediata. Sarà la saggezza acquisita con l’età, o semplice consapevolezza.

La pazienza è come la sete di vendetta: non si scoraggia mai.

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