“Natale: ciack si gira” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro.
“Ogni Natale si inscenava l’ennesima parodia del riunirsi tutti quanti in armonia. Per condividere la solennità di una festa di cui non fregava niente a nessuno. Menu e regali a parte, quel giorno tanto atteso tutto l’anno si riduceva a un mero spaccato di vita quotidiana, degna del più infimo reality. Anche senza la lusinga delle telecamere nascoste, dopo un minimo di condivisione, ogni commensale riunito al desco esalava il peggio di sé. O forse solo l’essenza recondita del proprio io.
Tante umanità a confronto in un’arena avida di sangue. L’intimità della tavola e la mano santa di qualche bicchiere di troppo dissolvevano i confini della buona creanza, tanto che, persino il misero si accaniva con quello più sventurato di lui. La crudele legge della sopravvivenza. Come nella roulette russa, a turno scaricavano il proprio colpo, sperando che a morire fosse quello dopo. In quest’orgia di pensieri molesti avveniva lo scambio dei regali natalizi, mai azzeccati perché scelti senza amore. Nessuno assecondava le aspettative di chi lo avrebbe ricevuto. Insomma, un tripudio di luoghi comuni e déjà-vu.”
Ho deciso di introdurre come riflessione l’estratto di un mio racconto che, tra i vari temi, offre un’istantanea di quello che accade in molte case. Il clima di buonismo che accompagna le feste stride con la realtà che ci circonda.
Non basta il jingle di un panettone, qualche luminaria o la magia di un bell’albero addobbato attorno al quale stringersi in estasi. Davvero in pochi assaporano con coerenza, religiosi o no, il senso di questa festività. Nel mio caso è sinonimo di calore. Radunarci tutti quanti, anche se ciò implica smobilitare l’assetto della sala, spostare il divano e unire due tavoli. Il vero piacere è aggiungere di anno in anno qualche posto in più, invece che liberarne uno…
Un’amica speciale, di recente, mi ha fatto ricordare gli allestimenti di casa sua quando eravamo piccole, a come suo padre le avesse trasmesso attraverso i segni della tradizione, una sacralità più alta. La voglia di colorare stanze e cuore di “gioia luminosa” ha sottolineato nostalgica. In questa vita in cui si nasce e muore da soli è un’illusione sentirsi in pace.
Ma lo scopo di andare avanti, sempre e comunque, non è quello che si avveri un nostro desiderio: è già l’attimo in cui lo si sogna.
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