” Chi di verita’ ferisce…” riflessioni della scrittrice Cristina Alessandro.

Si parla tanto di verità, spesso a sproposito.

Nei reality, seguitissimi in tv, si piange e si lotta per apparire veri a ogni costo e venire più apprezzati dal pubblico. Si scade quasi nel ridicolo, nell’assurdità di voler “arrivare”.

” Bisogna dire la verità, sempre e a qualsiasi prezzo ” ho insegnato ai miei figli, pur con le conseguenze che ne derivano.

Essere autentici implica uno sforzo di coerenza elevato: c’è il rischio di rimanere soli.

Di fatto la vogliamo davvero, tutta questa verità così acclamata? Porsi domande esistenziali è insito nell’ Homo Sapiens Sapiens, poi ne va retto il peso.

Non è facile, perché si cammina su un terreno friabile, sicché sconfinare dall’illusione al disincanto è un attimo.

Ho lottato per tramandare onestà, anche intellettuale, nel rispetto delle proprie idee, ma con il dovuto garbo.

Ci sono filtri emotivi che in qualche modo veicolano la sincerità, senza ferire troppo o al contrario, edulcorarla.

Pare abbia fallito, come denuncia un episodio di tanti anni fa.

La mia ultimogenita frequentava la scuola materna quando a un suo compagno venne a mancare il nonno. Tornò sconvolta, mi rimase appiccicata addosso per tutta la sera, temendo potessi lasciarla anche io per sempre. Così improvvisai un espediente per tranquillizzarla. Avrei trovato poi con calma un modo per avvicinarla senza traumi al tema della morte. Guardandola fissa negli occhi, la consolai – Ma tesoro, ti pare abbia il tempo di morire? Non vedi quante cose ho ancora da fare? Le persone molto anziane hanno la precedenza -. Quella banalità sembrò funzionare. Senonché di lì a poco, camminando sulla passeggiata mare, durante le vacanze invernali, intercettò il sorriso di una nonna imbacuccata nel cappotto odoroso di naftalina, e l’apostrofò schietta ” Signora, lei è tanto vecchina, vero? ” ” Eh sì, piccolina mia! ” ” Allora morirà presto. Lo ha detto mia mamma e quindi è vero. ”

In quell’attimo mi maledissi, persino più dello sguardo fulminante dell’ignara canuta, agevolata al sonno eterno da una mia ingenua profezia…

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